mercoledì 23 settembre 2009

Il grande male italiano


C'è un principio unificatore tra le storture italiane, qualcosa che sta alla base di tutte, che le genera tutte. Se si cerca di individuare il problema maggiore del nostro paese, l'origine comune di tutte le cose che non vanno, molti indicherebbero la politica, altri la mafia, anzi le mafie, altri la corruzione, altri potrebbero individuare delle entità che in un dato momento gli sembrano messe particolarmente male, eppure stanno parlando tutti della stessa cosa: il clientelismo.
Intendo il clientelismo nella sua accezione più ampia, da quello propriamente detto del politico che trova il modo di ricompensare i suoi elettori e le loro famiglie con favori personali, a quello del politico che ricompensa intere organizzazioni le quali a loro volta controllano pacchetti di persone e chiedono in cambio favori più grandi, fino a determinare totalmente le scelte politiche del loro solidale.
Anche le mafie sono diventate (non da oggi) così potenti perché si nutrono di questi meccanismi, i loro bracci armati, le attività criminali che fanno notizia (i traffici, le estorsioni) sono secondarie rispetto al meccanismo fondamentale basato sulla clientela. Una cosa rafforza l'altra certo, ma se non ci fosse alla base il politico che li copre, che ottiene in cambio un pacchetto di voti sicuri e parte dei guadagni che verranno fatti prendendo le decisioni, non in base alle esigenze del territorio che sta governando, ma, prevalentemente, cercando di riversare una parte cospicua del denaro pubblico su cui ha controllo verso le loro attività (magari queste lecite); se non ci fosse tutto ciò, non sarebbero così forti.
In altri casi non c'è un diretto coinvolgimento finanziario, parliamo in questi casi di lobby che fanno pressione per ottenere determinate leggi (o per evitare che ne vengano promulgate altre) e che hanno dei politici di riferimento.
Ma tutto ciò non avviene solo nella politica, anche nel privato troviamo gruppi di potere che si controllano, che si favoriscono vicendevolmente, spesso portando all'inefficenza generale. Assunzioni fatte per ricompensare altri favori ricevuti, carriere determinate non dal merito ma da meccanismi di questo tipo.
In ogni parte della nostra società ritroviamo questi meccanismi: le conoscenze e le ri-conoscenze.
La politica, in particolare sembra ormai a molti fatta solo di queste cose e senza vie di uscita.
Anzi mi pare che ci siano partiti per cui è effettivamente fatta solo così e cercano di far credere che sia così per tutti, che non possa essere altro che così.
La mia impressione e speranza è che invece possa anche essere diversa, che ci siano ancora politici per cui non sia così. Alcuni sono in maniera evidente contro questo tipo di politica (se proprio vogliamo chiamarla così), ma temo che siano molto pochi. Sarebbe interessante trovare meccanismi che vadano contro questo stato di cose e che possano portare a estromettere dalla politica coloro che occupano dei posti grazie a favori forniti e ricevuti, ma ammesso che si riescano a pensare chi dovrebbe poi approvarli?
Forse un'idea potrebbe essere idearli, farli arrivare alla discussione in parlamento (e già qui credo che stia sognando) e poi vedere chi vota a favore e chi contro (ed ovviamente questo dovrebbe essere discriminante per le elezioni successive).

Ma tutto ciò avrebbe un senso, una vaga possibilità di avverarsi, se la maggioranza della popolazione si rendesse conto della gravità del problema, pensasse realmente che vada risolto, ma finché la maggioranza continua a sentirsi tra coloro che ne potrebbero trarre qualche vantaggio, o ne hanno tratto qualche vantaggio, finché non capisce che nessuno ne trae realmente beneficio, che tanti furbi creano una totalità di fessi, finché non ci sarà un vero spirito civico che porti a mettere il bene comune avanti al proprio, capendo che il bene comune è anche il proprio e che alla lunga sarà maggiore del piccolo illusorio vantaggio momentaneo, finché queste rimarranno speranze e sogni temo che affonderemo sempre più nella melma attuale...