lunedì 23 maggio 2011

Scuola pubblica


Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico!

 Immagino che all'inizio di questo pezzo pensavate che io stessi facendo ironia su quello che è stato fatto negli ultimi tempi alla scuola pubblica. Invece queste parole risalgono a 61 anni fa, pronunciate da chi aveva visto qualcosa di simile durante il fascismo e metteva in guardia, con lungimiranza, sulla possibilità che potesse capitare di nuovo.
Ho sentito queste parole sabato, riportate da Gramellini durante 'Che tempo che fa' e sono rimasto impressionato proprio da questa corrispondenza.
Qualche giorno fa si è polemizzato sulla frase del presidente del consiglio secondo la quale le scuole pubbliche hanno il difetto di insegnare principi diversi da quelli insegnati dalla famiglia di origine (e nel caso suo sarà vero,  molto probabilmente, non ce lo vedo ad insegnare il rispetto della legalità, l'altruismo, il rispetto dell'altro, il senso civico in generale). Ma quelle parole (ovviamente smentite, sebbene ci siano le registrazioni audiovisive), vengono dopo le sforbiciate della Gelmini date non tanto per risparmiare (dato che in contemporanea sono stati incrementati i fondi per le scuole private), ma con uno scopo ben preciso che prima potevo solo sospettare e che ora mi pare chiaro.






Questo post era già stato pubblicato e commentato il 07/03/2011 su Blog Drome

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