sabato 7 gennaio 2012

Liberiamoci dalla dittatura dei mercati

Caro Mario (caro nel senso del caro mi costi),
sono tra coloro che ha gioito quando lei ha sostituito il suo predecessore ed ho aspettato speranzoso i suoi provvedimenti senza lasciarmi spaventare più di tanto dai sui collegamenti con il mondo bancario.
I suoi provvedimenti non mi sono sembrati così innovativi, né molto diversi da quelli del governo precedente, salvo alcune misure che sembrano puntare realmente all'individuazione dell'evasione, poi ci sono altre misure che sono in arrivo che sembrano interessanti, soprattutto quelle che sembrano voler combattere i privilegi di pochi attualmente sulle spalle di tutti; insomma non mi esprimo ancora con un giudizio negativo, sebbene, per ora, sia assolutamente vero che continuino a pagare sempre gli stessi e che le misure prese finora per allargare il bacino dei paganti siano carezzine, mentre le misure che coinvolgono la stragrande maggioranza di dipendenti e pensionati che ha sempre pagato siano veramente pesanti.
Io sono anche tra coloro che non crede che il debito sia cosa buona, né per i paesi che hanno possibilità di stampare moneta liberamente (aumentando l'inflazione, dunque facendo correre il prezzo delle merci e servizi molto più velocemente degli stipendi e dunque gravando comunque sempre sugli stessi), né per i paesi che, come il nostro, non hanno più questa facoltà.
Sono convinto dunque che il debito non vada aumentato (dunque che si debba raggiungere il pareggio di bilancio) ed anzi che si debba trovare il modo di andare verso l'estinzione di questo debito, magari impiegandoci 50 anni, ma l'obiettivo dovrebbe essere quello, perché con il debito non facciamo altro che regalare denaro sudato a chi semplicemente si ritrovava denaro in più (magari di provenienza meno nobile) ed ha avuto la possibilità di prestarlo allo Stato. Dunque concordiamo anche sul giudizio verso il debito. Credo che il nostro debito abbia un'origine particolarmente negativa dato che è stato creato da politici poco capaci e senza scrupoli che hanno speso non per migliorare il paese, ma per guadagnare il consenso, creando posti inutili a gruppi di persone che garantivano pacchetti di voti, spendendo molto più del dovuto per le opere pubbliche (avendo per così dire un ritorno), favorendo in vari modi amici ed amici degli amici. Il debito, creato soprattutto negli anni 80, ha fatto percepire la situazione italiana migliore di quella che era, chiedendo però a chi veniva dopo, cioè a noi ed ai nostri figli e nipoti, di pagare il benessere di allora.
Insomma penso tutto il male possibile del debito, ma se c'è un momento in cui non ci si dovrebbe preoccupare troppo di esso è proprio questo. È proprio quando c'è una situazione economicamente difficile come quella attuale che si dovrebbe essere un po' meno attenti ai conti ed un po' più al creare le condizioni per la ripresa del paese, è proprio in questi momenti che per aiutare chi è in difficoltà si dovrebbe anche accettare di spendere più di quello che si raccoglie con le tasse. Anche questo poi andrebbe fatto con occhio lungimirante, finanziando ciò che ha ritorni sotto più punti di vista, come mettere in sicurezza il territorio, investire in ricerca, nella scuola, in fonti di energia alternative, evitando di replicare gli errori del passato con le elargizioni di soldi pubblici ai soliti potentati.
Certo avevamo il problema della crescita degli interessi sul debito, del collocamento di nuovi BTP, ma mi chiedo se veramente dobbiamo sottostare così alle 'regole' del mercato. Veramente uno Stato non può fare niente (se vuole ovviamente) per sottrarsi a tutto ciò?
A me, da profano totale di economia, vengono in mente diverse soluzioni, possibile che a professori in materia quali siete voi non vengano in mente?
Provo ad esporne un paio.
Il rischio del default di uno Stato mi pare molto remoto, mi pare una questione tutta finanziaria, non di economia reale, certo che se uno Stato non ha la possibilità di rifinanziare il proprio debito, effettivamente non ha in cassa quanto necessario e la situazione precipita. Ma siamo certi che la stessa finanza che riesce ad inventare per se strumenti tanto inverosimili, non potrebbe per una volta fare, invece, qualcosa di utile alla società? Perché questi BTP dobbiamo per forza venderli a prezzo di mercato? Non si potrebbe fissare un tetto massimo ragionevole (ad esempio 5%) e poi se non si riescono a collocare al di sotto di quel livello semplicemente non si vendono sul mercato, ma in casa? Si attribuiscono semplicemente a chi ha liquidità superiore ad un certo livello (diciamo 10.000 €) esattamente a quel 5% che non si vuole superare. Non vedo controindicazioni reali. Se qualcuno ha una liquidità sul proprio conto superiore ad un certo livello, diciamo a 10.000 euro, non ha necessità impellente di quel denaro, inoltre stiamo parlando di trasformare automaticamente in BTP una percentuale piccolissima di questa liquidità, forse inferiore all'1%. Quelli non sarebbero soldi dati per sempre come quando ci vengono aumentate le tasse, ma si potrebbero vedere (e sono a tutti gli effetti) un investimento molto remunerativo, ad un tasso molto superiore a quello che può rendere quel denaro rimanendo fermo sul conto. Inoltre sarebbe un investimento assolutamente sicuro, perché con questo meccanismo lo Stato non sarebbe soggetto all'aleatorietà del mercato e dunque non potrebbe mai fallire. Inoltre ancora, una misura del genere, credo, rimarrebbe sulla carta piuttosto che essere messa in pratica realmente, perché nel momento in cui venisse fatta una normativa di questo tipo, sono certo che non si supererebbe più quel 5%, dato che il mercato sarebbe rassicurato dall'impossibilità del fallimento e ci ritroveremmo invece che il 5% qualcosa di molto vicino a quel 2% di paesi che appaiono lontani dal rischio di default.
Mettiamo invece che la misura debba essere messa in pratica realmente e proviamo ad immaginare lo scenario peggiore possibile: nel tentativo di collocamento sul mercato si continua superare il 5% e quindi a collocare forzosamente nei conti degli italiani. Intanto non sono del tutto convinto che questo sia negativo, non sono del tutto convinto che sia meglio pagare gli interessi ad investitori prevalentemente esteri come avviene attualmente invece che interni al nostro paese. Comunque immaginiamo che si arrivi a livelli tali per cui le percentuali inizino a farsi sentire e manchi liquidità sul mercato (in altre parole che cittadini che avrebbero bisogno di quel denaro non possano spenderlo perché forzosamente investito in BTP), lo Stato non potrebbe permettere che si possa anche pagare con quei BTP? Cosa avrebbero in meno del denaro comune? Assolutamente nulla, l'uno e l'altro sono garantiti dallo Stato. Avrebbero semmai qualcosa in più, infatti a differenza del denaro comune essi si rivaluterebbero nel tempo.
Insomma mi pare che per i cittadini ci sarebbero solo benefici (e molti) e la politica potrebbe occuparsi di migliorare la vita dei cittadini invece che occuparsi, come fa ormai da molti anni, solo di economia, o meglio di dove prelevare i soldi per andare avanti.
Saprebbe dirmi perché non vengono attuate misure di questo tipo, invece di quelle attuali punitive verso la stragrande maggioranza della popolazione che non ha alcuna colpa della situazione attuale?
(...A parte ovviamente l'essersi fatta governare da chi l'ha fatto finora, ammesso e non concesso che avesse realmente la possibilità di scegliere.)
A meno che invece, lo dico così tanto per dire, come ipotesi limite, questi investitori che ottengono attualmente il 7% e non si accontentano e chiedono di più e vogliono anche affamare il paese, sia in realtà qualcosa di diverso da quello che ci viene riferito normalmente, che non siano singoli, banche, fondi ecc. ma uno spauracchio maneggiato abilmente per spremere ulteriormente popolazioni già spremute oltre il lecito.

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