lunedì 25 aprile 2011

Amore contro invidia ed odio

Amore ed odio. Come spesso accade l'imbonitore di Arcore cerca di creare contrapposizioni primarie, fondamentali, attribuendo a se la parte percepita come positiva ed agli altri quella negativa. Potrebbe funzionare con qualunque cosa, ma scegliendo contrapposizioni molto cariche emotivamente, dove una parte sia palesemente positiva, l'effetto si accentua notevolmente.
Quello che mi chiedo, però, è come fa ad attecchire una cosa del genere. Perché molte persone credono ad una cosa del genere? Di cosa si alimenta una tale falsità?
Forse molte persone non se lo chiedono proprio, è per questo che funziona. Se una frase del genere passa senza essere valutata attentamente, agisce ad un livello non cosciente, molto potente, una volta superata la barriera della razionalità ed entrata nel subconscio, essa rafforza l'appartenenza in quel gruppo, in quella parte politica, quasi nessuno vorrebbe sentirsi colui che odia e che prova invidia, quasi tutti invece vorrebbero sentirsi parte del partito dell'amore. Se ti viene detto che è così, che sei nel giusto e non valuti in profondità la cosa, nessuno la mette in dubbio, o lo fa molto debolmente, questo diventa un dato di fatto e sei disposto a sostenere quel gruppo (che ti fa sentire nel giusto) anche contro evidenti cose sbagliate.
La crescita del consenso intorno a lui, si è alimentata molto di questi giochi e queste suggestioni si sono sedimentate nel tempo e non sarà facile spostare le persone da queste posizioni.
Proviamo comunque a capire quali potrebbero essere gli argomenti di un'affermazione del genere. Evidentemente è una variante, ancora più carica emotivamente, di quella tra comunisti e... ecco non è necessario specificare l'altra parte, in questa maniera è ancora più inclusiva. Se fosse tra destra e sinistra, molti non si sentirebbero di far parte della destra, invece così ognuno ci mette quello che si sente. Sottinteso c'è anche che loro sono coloro che hanno successo e sono ricchi, dall'altra parte ci sono coloro che non sono riusciti ed odiano. C'è in questo una certa concezione presociologica per la quale il povero lo è per voler di Dio, perché ha delle colpe da espiare, perché è incapace, ed il ricco è tale perché merita di esserlo. Anche in questi sottintesi, chi è già suggestionato da lui, si sente ancora più vicino, si identifica con lui, non è ricco, ma vorrebbe esserlo, non lo è ancora, ma lo sarà, da quella parte c'è la ricchezza.

Queste suggestioni si alimentano anche dell'erronea comprensione (alimentata da arte), di alcuni concetti, per cui la volontà di redistribuire più equamente, di aiutare chi parte da situazioni più svantaggiate, il senso di fratellanza (che a rigor di logica sarebbe molto più vicino all'amore) viene visto come odio per chi è ricco.
Io personalmente (ma credo la maggior parte di coloro che si contrappongono a quella parte politica) non ho niente contro chi è ricco, anzi posso ammirare chi si arricchito onestamente, ci sono molti imprenditori che hanno avuto idee vincenti, che le hanno realizzate e che hanno dato lavoro, posso ammirare anche, al limite, chi ha utilizzato tecniche di marketing aggressive (e che posso criticare per molti altri motivi) come Bill Gates, ammiro professionisti in gamba nel proprio campo, chi guadagna perché le sue competenze sono ambite e gli vengono offerti alti compensi. Non ci vedo niente di male. Ma non posso certo ammirare, invece, chi ha fatto del guadagno il suo unico scopo, chi si è arricchito con l'inganno, con l'illegalità, a discapito di chi invece le regole le ha rispettate. E quì ritorniamo alla solita contrapposizione che c'è nel nostro paese tra chi vuole una società civile, in cui ci sono regole condivise che vanno rispettate da tutti e chi invece vuole continuare con questa situazione di ambiguità, in cui le regole valgono fino ad un certo punto e quello che conta è chi fa una certa cosa, le amicizie, le conoscenze che ha. Quindi non valgono le competenze, il merito, ma l'aiuto sottobanco. Forse l'invidia sarebbe nei confronti di chi può godere di qualche privilegio immeritato? Io, ma credo molti con me, preferisco avere qualcosa di meno, ma sapere che è tutto merito mio, invece che dover ringraziare la benevolenza di qualche potente. Forse non è così per chi lo segue invece, che si aspetta qualche contentino, qualche briciola.
Mi pare, quindi, che l'invidia possa annidarsi più tra i suoi seguaci, che non tra chi lo contrasta. Io non vorrei assolutamente essere al suo posto, l'unica cosa che mi manca è il tempo e lui, probabilmente, ne ha meno di me. Non potrei sopportare il pensiero di aver calpestato tante regole, di aver commesso tante ingiustizie, di aver prevaricato tante persone solo per denaro e potere. Tra l'altro qualcuno diceva: "Non potete servire a Dio e a mammona".
Dunque dov'è l'amore e dove'è l'odio? Mi pare che la situazione sia esattamente contraria a come viene proposta, mi pare evidente che l'amore sia in chi vuole attenuare, almeno in parte, le disparità, in chi vuole accogliere lo straniero, in chi vede l'altro non come un'opportunità da sfruttare, ma come un fratello.
Allora perché facciamo passare delle falsità così colossali senza replicare per le rime? Perché sono talmente stupide che non ne vale la pena! Apparentemente è vero, ma se consideriamo come agiscono, come rinforzano il senso di appartenenza in quella parte, come vengono accettate acriticamente, non possiamo farle passare e dobbiamo abbassarci a confutarle.



Questo post era già stato pubblicato e commentato il 31/03/2010 su Blog Drome

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