lunedì 25 aprile 2011

Il sindacato dei cittadini



L'altro ieri c'è stato il giorno tanto atteso, quello della sfiducia a Berlusconi. 
Con i suoi soliti sistemi (quasi tutti si possono comprare) ha, per ora, aggirato l'ostacolo, ottenedo una risicata maggioranza.
Ci sono state proteste di vario tipo e di diversa intensità in tutta Italia. 
Le proteste, come sempre, sono state strumentalizzate dal potere attuale e lo saranno sempre più. Potranno anche essere utilizzate per giustificare ulteriori restrizioni delle nostre libertà, per blindare ancora di più i luoghi istituzionali e per giustificare ogni porcata che vorranno. Le azioni violente probabilmente sono frutto della strategia Kossiga (infiltra, fai in modo che si creino disordini e poi reprimi). Ma comunque la partecipazione globale ci ha fatto capire che c'è voglia di ribellarci, di fare qualcosa.
La maggioranza del paese (non del parlamento), quella delle persone che lavorano e che studiano, che mandano avanti la nostra nazione e che la manderanno avanti domani (i veri moderati insomma), è stufa di tutto ciò. Non proprio tutti in realtà, alcuni sono troppo obnubilati per capire, alcuni ne traggono (o credono di trarne) vantaggi, ma quasi tutti direi di si. 
Dunque c'è una contrapposizione tra la parte produttiva e la parte parassitica, potremmo dire semplificando.
Presto ci saranno nuove elezioni, ma le varie lobby di potere (quelle legali e, soprattutto, quelle no, quelle ufficiali e quelle sotterranee) hanno infiltrato tutto per cui chiunque vinca, vinceranno sempre loro (questo non significa che sono tutti uguali comunque, se nell'IDV ce n'erano un paio ed ora sono dovuti venire allo scoperto, se nel PD ce ne sono molti ed anche ai vertici, nei centristi sono la maggior parte e nel PDL direi la totalità).
Dunque cosa fare?
Vanno bene tutte le inziative già in corso e più ce ne sono e meglio è (è assolutamente il momento di darsi da fare, uomini di buona volontà e purezza di intenti uniamoci!), ma ne aggiungerei una che mi pare possa essere risolutiva anche se non in tempi brevi.
Io proporrei di formare una specie di sindacato dei cittadini.
In cosa consisterebbe? Ci sono già associazioni di cittadini che lavorano anche bene (alcune di più altre di meno). Ma sarebbe qualcosa di diverso. Forse si potrebbero coordinare alcune di queste, ma non mi interessa come arrivarci per ora.
Per ora mi interessa mettere a fuoco il punto di arrivo.
Il punto di arrivo dovrebbe essere un'organizzazione forte, che possa imporre le esigenze dei cittadini (dunque le esigenze collettive, il bene comune, non quelle di una componente, di una categoria contrapposta ad un'altra) alla politica.
Mi si risponderà ma è quello che deve fare la politica! C'è per questo!
È vero, ma la politica è sottoposta alla pressione delle lobby, in maniera esplicita o sotterranea fa gli interessi di una parte ai danni degli altri. Lasciamo poi da parte la degenerazione della politica italiana attuale per cui fa gli interessi di un comitato di affari coinvolgente mafie, imprenditori in affari con esse, settori della massoneria, delle gerarchie ecclesiastiche ecc. 
Ma anche se fosse più limpida di così, comunque dovrebbe subire la pressione di forti concentrazioni economiche. Cosa contrapporre a questo?
Un sindacato dei cittadini servirebbe proprio a questo, dovrebbe fare un po' quello che ha fatto il sindacato nei tempi gloriosi in cui, faticosamente, ha migliorato le condizioni dei lavoratori.
Questi cittadini onesti, produttivi, ovviamente avranno idee diverse tra loro, un'idea di futuro diversa, impossibile pensare che si voglia tutti la stessa cosa, ma ci sono cose che sono valide per tutti, cui nessun cittadino onesto sarebbe contrario, il sindacato servirebbe per rivendicare questi punti. 
Il suo strumento di lotta non sarebbe lo sciopero dal lavoro, ma quello dagli acquisti, di volta in volta, coordinati, compatti, tutti insieme si colpirebbe chi calpesta i diritti dei cittadini e si premierebbe chi invece ci viene incontro.
A me sembra qualcosa dalle potenzialità enormi. Mi sfugge qualcosa? Sbaglio nelle mie valutazioni?
Certo bisogna capire come dovrebbe coordinarsi, come prendere le decisioni, è fondamentale definire bene queste cose, pensare bene a tutti i rischi di degenerazione e prevenirli, ma l'idea di fondo vi pare giusta?





Questo post era già stato pubblicato e commentato il 16/12/2010 su Blog Drome

Amore contro invidia ed odio

Amore ed odio. Come spesso accade l'imbonitore di Arcore cerca di creare contrapposizioni primarie, fondamentali, attribuendo a se la parte percepita come positiva ed agli altri quella negativa. Potrebbe funzionare con qualunque cosa, ma scegliendo contrapposizioni molto cariche emotivamente, dove una parte sia palesemente positiva, l'effetto si accentua notevolmente.
Quello che mi chiedo, però, è come fa ad attecchire una cosa del genere. Perché molte persone credono ad una cosa del genere? Di cosa si alimenta una tale falsità?
Forse molte persone non se lo chiedono proprio, è per questo che funziona. Se una frase del genere passa senza essere valutata attentamente, agisce ad un livello non cosciente, molto potente, una volta superata la barriera della razionalità ed entrata nel subconscio, essa rafforza l'appartenenza in quel gruppo, in quella parte politica, quasi nessuno vorrebbe sentirsi colui che odia e che prova invidia, quasi tutti invece vorrebbero sentirsi parte del partito dell'amore. Se ti viene detto che è così, che sei nel giusto e non valuti in profondità la cosa, nessuno la mette in dubbio, o lo fa molto debolmente, questo diventa un dato di fatto e sei disposto a sostenere quel gruppo (che ti fa sentire nel giusto) anche contro evidenti cose sbagliate.
La crescita del consenso intorno a lui, si è alimentata molto di questi giochi e queste suggestioni si sono sedimentate nel tempo e non sarà facile spostare le persone da queste posizioni.
Proviamo comunque a capire quali potrebbero essere gli argomenti di un'affermazione del genere. Evidentemente è una variante, ancora più carica emotivamente, di quella tra comunisti e... ecco non è necessario specificare l'altra parte, in questa maniera è ancora più inclusiva. Se fosse tra destra e sinistra, molti non si sentirebbero di far parte della destra, invece così ognuno ci mette quello che si sente. Sottinteso c'è anche che loro sono coloro che hanno successo e sono ricchi, dall'altra parte ci sono coloro che non sono riusciti ed odiano. C'è in questo una certa concezione presociologica per la quale il povero lo è per voler di Dio, perché ha delle colpe da espiare, perché è incapace, ed il ricco è tale perché merita di esserlo. Anche in questi sottintesi, chi è già suggestionato da lui, si sente ancora più vicino, si identifica con lui, non è ricco, ma vorrebbe esserlo, non lo è ancora, ma lo sarà, da quella parte c'è la ricchezza.

Queste suggestioni si alimentano anche dell'erronea comprensione (alimentata da arte), di alcuni concetti, per cui la volontà di redistribuire più equamente, di aiutare chi parte da situazioni più svantaggiate, il senso di fratellanza (che a rigor di logica sarebbe molto più vicino all'amore) viene visto come odio per chi è ricco.
Io personalmente (ma credo la maggior parte di coloro che si contrappongono a quella parte politica) non ho niente contro chi è ricco, anzi posso ammirare chi si arricchito onestamente, ci sono molti imprenditori che hanno avuto idee vincenti, che le hanno realizzate e che hanno dato lavoro, posso ammirare anche, al limite, chi ha utilizzato tecniche di marketing aggressive (e che posso criticare per molti altri motivi) come Bill Gates, ammiro professionisti in gamba nel proprio campo, chi guadagna perché le sue competenze sono ambite e gli vengono offerti alti compensi. Non ci vedo niente di male. Ma non posso certo ammirare, invece, chi ha fatto del guadagno il suo unico scopo, chi si è arricchito con l'inganno, con l'illegalità, a discapito di chi invece le regole le ha rispettate. E quì ritorniamo alla solita contrapposizione che c'è nel nostro paese tra chi vuole una società civile, in cui ci sono regole condivise che vanno rispettate da tutti e chi invece vuole continuare con questa situazione di ambiguità, in cui le regole valgono fino ad un certo punto e quello che conta è chi fa una certa cosa, le amicizie, le conoscenze che ha. Quindi non valgono le competenze, il merito, ma l'aiuto sottobanco. Forse l'invidia sarebbe nei confronti di chi può godere di qualche privilegio immeritato? Io, ma credo molti con me, preferisco avere qualcosa di meno, ma sapere che è tutto merito mio, invece che dover ringraziare la benevolenza di qualche potente. Forse non è così per chi lo segue invece, che si aspetta qualche contentino, qualche briciola.
Mi pare, quindi, che l'invidia possa annidarsi più tra i suoi seguaci, che non tra chi lo contrasta. Io non vorrei assolutamente essere al suo posto, l'unica cosa che mi manca è il tempo e lui, probabilmente, ne ha meno di me. Non potrei sopportare il pensiero di aver calpestato tante regole, di aver commesso tante ingiustizie, di aver prevaricato tante persone solo per denaro e potere. Tra l'altro qualcuno diceva: "Non potete servire a Dio e a mammona".
Dunque dov'è l'amore e dove'è l'odio? Mi pare che la situazione sia esattamente contraria a come viene proposta, mi pare evidente che l'amore sia in chi vuole attenuare, almeno in parte, le disparità, in chi vuole accogliere lo straniero, in chi vede l'altro non come un'opportunità da sfruttare, ma come un fratello.
Allora perché facciamo passare delle falsità così colossali senza replicare per le rime? Perché sono talmente stupide che non ne vale la pena! Apparentemente è vero, ma se consideriamo come agiscono, come rinforzano il senso di appartenenza in quella parte, come vengono accettate acriticamente, non possiamo farle passare e dobbiamo abbassarci a confutarle.



Questo post era già stato pubblicato e commentato il 31/03/2010 su Blog Drome

Zelig



Ho capito è Zelig, in un'altra delle sue trasformazioni!
Non lo abbiamo mai capito, ma non è cattivo, semplicemente è influenzato in maniera spaventosa da chi ha accanto!
Spero che abbiate presente il divertentissimo film di Woody Allen in cui si presenta come un documentario la storia di un personaggio (di nome appunto Leonard Zelig) che si trasformava, anche fisicamente, in base alle persone che aveva vicino.

Beh dovevamo capirlo da molto tempo. Quando si trova in convegni di imprenditori e dice di essere uno di loro, quando è tra gli operai e dice di essere anch'egli un'operaio, perfino tra le casalinghe afferma di essere una casalinga. All'inizio di febbraio è stato in Israele ed alla Knesset, il parlamento israeliano, ha affermato che l'intervento compiuto da Israele a Gaza era stata una 'giusta reazione', poi, dopo poche ore, nel corso della conferenza stampa con il leader palestinese Abu Mazen, ha paragonato le vittime palestinesi di quella stessa operazione a quelle della Shoah. In parlamento sotto il malefico influsso leghista ribadisce l'importanza dei respingimenti, vara leggi che obbligano i medici a denunciare immigrati clandestini, afferma che "meno immigrati significa meno criminalità", ma in Tunisia invita a venire in Italia, afferma che lavoro, case, ospedali e scuole sono pronti per chiunque vorrà venire! 
Certo non arriva alla trasformazione fisica, lo Zelig italiano, si trasforma solo nel modo di pensare, nel carattere, ma il mutamento è davvero impressionante. Avevamo avuto tante avvisaglie, ma non ne avevo mai avuto una percezione netta prima di qualche giorno fa, quando, dopo essere stato in platea tra i carabinieri,
presso l'Aula Magna della Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, durante la cerimonia di inaugurazione dell'Anno Accademico, è uscito dalla sala ed ha dichiarato che i corrotti non sarebbero stati più tollerati, che avrebbe reso più severe le leggi anticorruzione!
Questa sua affermazione ha sorpreso molti, diverse leggi andavano nella direzione opposta, rendendo più difficile l'individuazione del reato (ad esempio limitando le intercettazioni) e depenalizzandone alcuni aspetti, ma il motivo è chiaro: in parlamento ci sono 22 condannati in via definitiva altri 80 condannati in primo grado o indagati, insomma in genere è in mezzo ai corrotti e quindi è normale che sia dalla loro parte. Dunque è bastata un'oretta con i carabinieri, in particolare nella scuola degli ufficiali dei carabinieri, quindi ancora giovani e puri, pieni di ideali, con la mente fissa sulla giustizia ed ecco che propone una novità sconvolgente che nessuno finora aveva osato: "inasprimento delle pene contro la corruzione".
Certo ora il problema è che questo provvedimento lo dovrà far approvare in parlamento. Ho subito temuto per il futuro di questo decreto, pensando che avrà di nuovo intorno le persone che lo "influenzano negativamente". Ho immaginato che magari esso avrebbe continuato ad essere chiamato anti corruzione, ma avrebbe finito per essere il suo contrario. Infatti è filtrata qualche voce, di come avevano iniziato a lavorarci: diminuendo alcune pene. Infatti Ghedini sta lavorando per portare la pena massima per corruzione giudiziaria da 8 a 6 anni. Per ora, comunque, la proposta è stata messa da parte,momentanemente sia chiaro!

Avrebbe dovuto scrivere il provvedimento prima di arrivare in parlamento! Mandarlo tramite corriere, tenersi lontano da quel luogo di perdizione, arrivarvi contornato, schermato oserei dire, da un muro di persone di provata moralità.

Proporrei che cambi frequentazioni, che non stia vicino a personaggi dubbi quali Cosentino, Dell'Utri, Previti ecc. (sarebbe veramente troppo lungo elencarli tutti). Forse dovrebbe frequentare di più giovani puri, pieni di ideali (non giovani ragazze disposte a tutto per divenire famose), passare del tempo con i tanti lavoratori onesti di questo paese, quelli che sono onesti per convinzione, non perché non hanno avuto occasione di fare altrimenti, dovrebbe frequentare coloro che pagano le tasse invece che gli evasori, invece che i mafiosi le vittime della mafia, magari andare a cena con Salvatore Borsellino, provare addirittura a stare in mezzo ai giudici e sarebbe interessante, a quel punto, sentire il suo discorso in loro difesa, udirlo tessere le loro lodi ed infine sentirlo lamentarsi degli attacchi che la magistratura subisce quotidianamente da parte dei politici!  



Questo post era già stato pubblicato e commentato il 22/02/2010 su Blog Drome

La giusta dose di sano disprezzo


Qualche giorno fa ho visto un bel manifesto della CGIL che ricordava come chi non paga le tasse, a tutti gli effetti, sta scroccando i servizi e tutto ciò che è fornito dalla comunità.
Stanno scroccando a noi che le paghiamo!
In un gruppo in genere i comportamenti sono regolati anche tramite l'approvazione e la riprovazione sociale. In altre parole, se si percepisce che un certo comportamento non è approvato si tende a non attuarlo, ci si vergogna. Ora la maggior parte dei cittadini, in quanto dipendenti o pensionati pagano le tasse. Anche molti che non rientrano in queste categorie le pagano. Dunque gli evasori per quanto molti, troppi, sono comunque una minoranza. 
Una minoranza che guadagna di più e che paga di meno (e spesso non paga affatto)! 
Sicuramente vengono attaccati in molti proclami pubblici, ma, sotto sotto, si sentono furbi, sono considerati furbi, molte persone che le pagano pensano che anche loro, se potessero, non le pagherebbero. Insomma c'è qualcosa che non torna, una minoranza che dovrebbe subire l'influenza della riprovazione sociale della maggioranza, sta invece imponendo la propria etica (o meglio non-etica), avendo l'appoggio della maggioranza politica (che a parole dice di voler contrastare gli evasori, ma in realtà gli fa l'occhietto con varie leggi - quali i vari condoni, con il gran finale di quella sul rientro dei capitali - e con dichiarazioni giustificative) finisce per sentirsi anche nel giusto!
Ci sono poi coloro che non rispettano le regole... per principio! La casta prima di tutto, ma anche tanti che vi ruotano intorno e che sanno di poter godere di impunità in molti comportamenti. Coloro che si ritrovano in posti di comando immeritatamente, ma che sanno che, grazie a quelle stesse conoscenze che li hanno portati in quella posizione, possono stare tranquilli, possono sfruttare il lavoro di chi sa fare ed appropiarsene. Ci sono coloro che, sempre grazie alle 'conoscenze', possono ottenere di scalare graduatorie, evitare liste di attesa, ottenere favori vari. E ci sono coloro che compiono ogni giorno centinaia di piccolole scorrettezze come parcheggiare nei posti riservati ai portatori d'handicap, salire sul marciapiede con il SUV impedendo il passaggio dei pedoni, non rispettare le file e mille altre cose che ci fanno indignare.
In gran parte tutti questi 'furbi' saranno gli stessi che scroccano i servizi e che dicevamo all'inzio. Ma tutti costoro, invece di sentire il peso della riprovazione sociale, si sentono furbi, si sentono tra coloro che guidano i giochi, perché, in fondo, chi dovrebbe reprimere questi comportamenti, far rispettare le regole, li tollera, è dalla loro parte.
Insomma ci hanno scippato anche questo strumento potentissimo, quello di far sentire in difetto chi lo è, hanno imposto la loro anti-etica ed invece di vergognarsi dei loro comportamenti sembrano vantarsene.

Credo che dovremmo riappropriarci al più presto di questo strumento, far sentire il peso della nostra riprovazione, nella giusta quantità. Non tanta da considerarli così distanti da non voler neanche comunicare con loro e non troppo poca da sembrare un buffetto, quasi l'ennesimo segnale di approvazione. Dobbiamo farla sentire sempre, in ogni occasione e non sentirci dei poveri fissati con le regole o illusi, non sentirci a nostra volta erroneamente, una minoranza, ma riuscire coinvolgere anche gli altri, la maggioranza che ci sta intorno e che è, deve essere, dalla nostra stessa parte.

È questione di massa critica, arrivati ad un certo punto diventa normale questo comportamento, diventa consueto che la maggioranza faccia sentire questa giusta giusta dose di riprovazione, scatta il senso di vergogna in chi è in difetto. Dobbiamo fare come una palla di neve che inizia a scendere e diventa sempre più grande attaccandosene altra.

Può sembrare un'illusione, ma provate pensare a quelle persone che, magari in Svizzera non si sognerebbero mai di buttare una cartaccia in terra e che invece in Italia lo fanno normalmente; a coloro che da noi cercano di passare avanti nelle file ed invece in altri paesi si incolonnano disciplinatamente. Sono piccole cose, ma aiutano a capire il meccanismo.

Ora stiamo accettando la LORO scala di valori, invece dobbiamo ristabilire il senso delle cose, dare peso all'etica.

Intanto mi pare un'ottima cosa questa di deridere (in attesa che si individuino e si facciano pagare) gli evasori e credo che sia interessante osservare chi invece si dissocia, chi non è d'accordo a considerali scrocconi, chi addirittura li giustifica.




Questo post era già stato pubblicato e commentato il 09/02/2010 su Blog Drome

venerdì 22 aprile 2011

Le verità in politica



Evitando di addentrarmi nella discussione filosofica sulla verità, mi accontento di considerarla nell'accezione di enunciato non confutato, di semplice affermazione suffragata da prove convincenti.
Nelle scienze c'è il metodo scientifico con il quale si cerca di verificare la corrispondenza di ipotesi con quanto può essere sperimentato nella realtà. Gli scienziati sono sempre pronti a rimettere in discussione le verità acquisite, se nuove osservazioni e nuovi esperimenti mettono in discussione le teorie correnti. C'è insomma uno sforzo onesto di cercare la verità, anche scienziati che hanno posizioni diverse, sono comunque d'accordo sul metodo e devono accettare come fatti i risultati degli esperimenti altrui (che eventualmente possono replicare per metterli alla prova). Tutto ciò viene messo, in parte, in discussione, quando ci sono di mezzo forti interessi economici, in questi casi può capitare che chi ha interesse a far passare una certa verità di comodo, riesca ad assoldare qualcuno che tenti di confutare dei risultati scomodi o di contrapporne altri che sembrano smentirli. È quello che è accaduto in passato riguardo alla nocività del tabacco (si veda ad esempio il libro di Devra Davis) e che sta accadendo attualmente riguardo alle cause del riscaldamento terrestre.

La politica sembra invece ignorare la ricerca della verità, non c'è un reale sforzo di andare ad appurare come stanno le cose, ma, al contrario, si cerca di propagandare che stanno nel modo che fa più comodo alla propria parte, a prescindere. Siamo noi, cittadini comuni, in questi casi, che dobbiamo farci carico di verificare le affermazioni che ci propinano. Essendo in molti casi dispendioso, difficile ed in alcuni decisamente impossibile, ci affidiamo a chi, in precedenza, abbiamo ritenuto affidabile e, in molti casi, accettiamo le sue affermazioni. Sarebbe bello potersi affidare a qualcuno che verifichi per noi la genuinità delle affermazioni. Sarebbe anche pericoloso, dato che rischieremmo di perdere, col tempo, la nostra capacità di verificare di persona, ma, se condito della giusta dose di diffidenza, questa possibilità ci eviterebbe di dover ripartire sempre dall'inizio (avete presente Dory nel cartone 'Alla ricerca di nemo'?) e ci fornirebbe finalmente alcuni punti fermi su cui costruire affermazioni più solide, più o meno come avviene nelle scienze.
Immaginavo, quindi, la possibilità che si formino agenzie deputate, appunto, alla verifica delle affermazioni. Non tutte le affermazioni potranno essere verificate, a volte le agenzie potranno pronunciarsi solo in termini di probabilità, ma, nei casi in cui un'agenzia di verifica della verità si pronuncia in maniera netta, mette in gioco la sua credibilità, poiché da una smentita di un'affermazione di questo genere difficilmente potrebbe riprendersi. In questo modo si selezionerebbero quelle affidabili e, col tempo, potremmo essere sicuri che, sulle affermazioni per le quali c'è un giudizio dichiarato come certo (certificato dall'agenzia diciamo), non sarà necessario fare ulteriori verifiche (magari le farà qualcuno ogni tanto, per continuare a saggiare la bontà delle affermazioni di quell'agenzia, o più probabilmente le faranno le agenzie avversarie).
Il grande vantaggio sarebbe che, nelle discussioni politiche non vedremmo più gli avversari passare il tempo ad affermare cose contrarie senza tema di smentita. Al contrario dovranno fare attenzione alle loro affermazioni, potranno basare i loro ragionamenti su alcuni punti fermi e dovrebbero farsi più strada coloro che hanno buone idee e buone intenzioni, invece dei venditori di fumo.

Per evitare che questo mio sogno rimanga tale, vorrei provare a realizzare una prima agenzia di questo tipo. Mi rendo conto delle difficoltà dell'impresa (forse non abbastanza), ma ci vorrei provare. Ho idea di realizzare uno spazio comune che favorisca la partecipazione di tutti i volenterosi al progetto, ma per ora potremmo accontentarci di un blog.
Ho una vaga idea di come organizzarlo, ma credo sia più giusto discuterne insieme.




Questo post era già stato pubblicato e commentato l'11/01/2010 su Blog Drome 
Non se ne è ancora fatto niente, ma prima o poi proveremo.





Non diamo in appalto la nostra anima


In quella parte dell'animo umano più profonda, lì dove finisce il razionale, il conosciuto ed inizia ciò che ancora non si riesce ad afferrare e che forse non è conoscibile, in questo terreno dove è difficile entrare, quasi negato da alcuni, ma capace di guidare la persona verso comportamenti che vanno assolutamente al di là di quello che è determinato dai geni, dalla sua natura animale, dalla sua stessa sopravvivenza, possono insinuarsi impostori e portare le persone dove non dovrebbero.

La spiritualità è certamente insita nell'uomo, non credo che sia una costruzione culturale, c'è un bisogno profondo di andare oltre il conosciuto, di dare un senso a ciò che sembra sfuggire alla ragione. Forse è semplicemente quella parte di confine tra il conosciuto e lo sconosciuto che riusciamo ad affrontare solo con l'intuito, riservandoci però la possibilità di portarla alla luce con la ragione, non appena saremmo in grado di farlo. Invece se si cristallizza, se diventa scritto, se addirittura diventa una struttura solida, potente, non è più in grado di svolgere questa funzione e finisce per essere un freno a questo processo (che invece ha bisogno di fluidità). Se quelle intuizioni di qualcosa oltre ciò che già conosciamo, pretendono di diventare non più discutibili, assolutamente immobili, smettono di essere uno strumento verso l'elevazione e la conoscenza e finiscono per diventare uno strumento potentissimo in mano a chi cinicamente lo sfrutta per i propri interessi.

Credo dunque che sia indispensabile distinguere tra la spiritualità e le religioni istituzionalizzate, da una parte infatti abbiamo una spinta verso una forma particolare di conoscenza, di rapporto con l'esistente e con gli altri, dall'altra la cristallizzazione di alcune particolari intuizioni legate ad un momento storico, ad una comunità, a tradizioni ben precise che poi sono proposte anche al di fuori di questo contesto. La mia sensazione è che la spiritualità tenda ad unire, a favorire il superamento di ciò che ancora non ha trovato un suo ordinamento definitivo, mentre le religioni istituzionalizzate tendano a dividere, perché ognuna si sente depositaria della verità assoluta ed in quanto assoluta non tollera che ci siano altre verità. Ovviamente nella realtà le cose non sono mai così nette come quando si tenta di descriverle, all'interno delle istituzioni religiose ci sono persone mosse da un autentico sentimento spirituale e al di fuori ci sono anche persone che si sentono mosse da intuizioni mistiche, ma che stanno solo raggirando se stesse e chi li segue.

Così mi sento in sintonia con le motivazioni di chi si pone contro le religioni, perché in loro nome si sono combattute guerre (ma poi, a ben vedere, esse erano solo la copertura di motivazioni diverse, principalmente economiche, però faceva comodo ammantarle in questa maniera per ottenere il consenso delle masse); con chi si pone contro di esse in quanto freno alla conoscenza, credo infatti che se le sue tematiche vengono realmente approfondite da una ricerca sincera possono essere al contrario uno sprone alla conoscenza e probabilmente lo sono state in molte occasioni, ma effettivamente se sono ferme nei loro 'dogmi', se ci sono affermazioni, presunte verità, che non possono essere messe in discussione e di cui si è persa l'origine, sono effettivamente un freno; e mi sento in sintonia con chi teme che vengano utilizzate per far accettare cose che altrimenti non sarebbero accettate e le cui motivazioni reali non sono quelle religiose.
Effettivamente la religione è spesso stata utilizzata da chi deteneva il potere per evitare che venisse messo in discussione, per evitare che le popolazioni si ribellassero contro le ingiustizie sociali, la sua autorità è spesso stata utilizzata per convincere, quando non c'erano altri modi per farlo.

Ma mi sento anche in sintonia con chi vive un autentico sentimento religioso, con chi intuisce un ordine superiore a quelli che conosciamo con la razionalità, con chi cerca di migliorarsi, con chi ha trovato un nuovo modo di vivere più in armonia con ciò che lo circonda. Mi permetto solo di suggerire di mantenere sempre aperta anche la ragione e di non accettare supinamente imposizioni e precetti, di cui non si comprende il senso, solo per l'autorità di chi li raccomanda.






Questo post era già stato pubblicato e commentato il 31/12/2009 su Blog Drome






Il discorso è stato ripreso parlando più specificatamente della chiesa nella risposta ad un'altro post sempre su Blog Drome:


Considero la chiesa cattolica apostolica romana un'istituzione politica, uno stato molto potente che non ha carri armati e divisioni (per riprendere una famosa battuta), ma è potente grazie alla sua diplomazia, grazie alla sua capacità di influenzare grandi masse in molti stati. È nata sulla base di un insegnamento rivoluzionario, da una delle più alte vette raggiunte dall'animo umano, ma ha cristallizato e spento questi insegnamenti, finendo in molti casi per fare il contrario di quanto raccomandato da quegli insegnamenti.
Al suo interno ci sono persone di tutti i tipi, come in ogni società e dunque ci sono anche tante ottime persone, persone che dedicano tutta la loro vita agli altri, persone che hanno solo nobilissimi propositi ed altre che ce li hanno molto più materiali.
A volte ho pensato che in realtà il Vaticano sia un residuo dell'impero romano, da Costantino in poi esso si è trasformato e mantenuto sotto queste false spoglie, dunque ha utilizzato quegli insegnamenti per dare al popolo quello che chiedeva, per contentarlo quanto basta, ponendo paletti, celando e lentamente trasformando quanto poteva dar fastidio al suo potere.
Ma al di là di teorie forse un po' bislacche, quello che oggettivamente è oggi, quello che vediamo, al di là di valutazioni religiose, spirituali o morali, è un'organizzazione che, nelle sue più alte gerarchie, persegue potere e denaro come tante altre organizzazioni. Grazie alla sua influenza su milioni di 'fedeli', condiziona la politica del nostro paese ed appoggia i partiti in cui sono persone attigue a comitati di affari che si trovano anche al suo interno, scambia anche senza troppo nasconderlo il suo appoggio politico con vantaggi economici per la sua organizzazione e finisce, in alcuni casi, per proporsi obiettivi contrari al benessere degli individui, al fine di incrementare la sua influenza: proibizione del preservativo anche dove potrebbe salvare milioni di persone dall'AIDS; contrarietà all'aborto regolamentato finendo dunque per favorire quello illegale (da quando c'è la legge che lo regolamenta, con tutte le politiche che lo accompagnano sono diminuiti enormemente gli aborti, dunque la legge non era pro-aborto, regolamentare non significa favorire); viene vietato l'uso delle cellule staminali per la ricerca, togliendo la possibilità di trovare nuove cura a malattie gravissime, lasciando che quelle stesse cellule vengano invece distrutte e tanti altri esempi si potrebbero fare.
Riguardo agli scambi con la politica, senza andare molto indietro, mi viene in mente l'aiuto dato all'attuale governo (l'appoggio alle coalizioni destro-leghiste è stato decisivo in diverse occasioni, in particolare in Piemonte e Lazio), in cambio dei finanziamenti alle scuole private cattoliche (in una fase di tagli drastici alla scuola pubblica già disastrata, quei finanziamenti - incostituzionali - sono invece stati incrementati).
Per tornare a temi più attuali c'è questo fatto molto inquietante: Ad Agrigento la Chiesa manda un opuscolo per sostenere il nucleare.
Inquietante perché non mi pare che abbia alcuna attinenza con la religione né essere a favore né essere contro (semmai sarebbe più coerente essere contro, vista la ricerca della naturalità in altri ambiti, la paura della scienza, manifestata spesso, il timore del nuovo ecc.).
Perché saranno a favore dunque? E perché proprio in Sicilia? Chi le deve costruire le nostre centrali?